la moderazione, ovvero
ridere o ... atterrirsi (pensando a Stephen King?)
di Gregorio
Rubino
Forse
gli italiani ancora non l'hanno capito, ma siamo in guerra da almeno vent'anni.
La classica guerra fra moderati, dove si spara a palle di letame (così in italiano forbito), ma che è iniziata bene e
promette meglio, anche se i grossi calibri ancora tacciono e i diplomatici
della pacificazione, fra uno
spogliatoio mistico e l'altro, sono continuamente al lavoro.
Negli
ultimi tempi mi sono convinto che i veri rivoluzionari sono loro, i "moderati": Dio, Patria e Famiglia e “a chi
coglie, coglie”. Che io però distinguerei in professionisti ed apprendisti. Dei
primi, i più discreti sono certamente gli untori,
quelli che ti seppelliscono le scorie tossiche in giardino e ti uccidono
lentamente, senza fare rumore, con moderazione. A pensarci bene è il delitto
perfetto, semplice e geniale: tu lo uccidi oggi e quello muore domani, un gioco
"di sponda" come a boccette. Ma anche gli alfieri della finanza creativa, che di tossico ti
rifilano i titoli, non scherzano con la moderazione. Intanto incassi
all'impronta, poi pagherai con calma, con le prossime generazioni, tanto c'è
tempo; ma i veri campioni del gioco moderato, liberalizzatori ad oltranza, sono
i bookmakers dell'azzardo diffuso,
del gratta e vinci, i nostri amici esistenziali. Diciamo la verità, perchè
dovremmo impedirci di farci una grattata ogni tanto, quando ci viene voglia!
Insomma, sembra ormai evidente che si può anche ungere il vicino, taroccare un
appalto o un concorso, evadere il fisco
con continuità, fare cioè una moderata violenza al genere umano ed in piena
coscienza, se sei un professionista del gioco, considerarti senza peccato. In
fondo che c’è di male, non è dal letame che nascono i fiori?
Poi
ci sono i moderati apprendisti, una vera emergenza nazionale. Un monopolio
italiano sono infatti i cosiddetti moderati di sinistra, il nocciolo duro dei progressisti pentiti.
Da almeno vent'anni cercano di apprendere l'arte della moderazione, ma proprio
non ci riescono; forse non hanno ancora capito, gli ingenui, che quando sei
incudine devi parare i colpi, ma quando sei martello devi battere. Perchè è
proprio così, come si vede, che si gioca al gioco moderato, senza paura di
apparire impreparati e se non sei un professionista, non sai distribuire le
carte, rinunci a calare gli assi al momento giusto e vai invece blaterando
sugli specchi, quelli alla fine moderatamente ti assaltano e vincono la
partita. Insomma, proprio non capiscono i nostri apprendisti, che si è moderati
a prescindere, per antica ed abusata tradizione, oppure lo si diventa imparando
il gioco dagli avversari e che di fronte alle alchimie inconcludenti, è sempre
meglio un populismo rampante e fotogenico. Anche perchè nel frattempo il mondo
è cambiato, per sopravvivere bisogna correre spediti e loro invece sono rimasti
al guado, impantanati in una continua sperimentazione di generi, dal comico al
tragico, come nel famoso asino di
Apuleio.
In
definitiva, si fa, ma senza strepiti, con discrezione? E' dunque questo il
segreto della moderazione, la parola magica passepartout?
Comunque sia, lo spettacolo che finora è andato in scena, rimestando la
commedia nazionale, è veramente fantastico. A parte i vari sdoganamenti, che
hanno riscritto la storia, cancellato i limiti bioetici e liberato gli istinti repressi di giovani e adulti (altro che '68!),
a riprova che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, da tempo ormai
sfilano sul “teatrino della politica” i testimoni eccellenti di almeno mezzo
secolo di letame impunito. Quello stesso
della prima repubblica, ma oggi anche quello del destino moderato e colluso
della seconda: il visionario, lo sfrontato, il guitto, delle magnifiche sorti dell'ultimo ventennio. E se vi scappa da ridere, per piacere,
non fate i terroni.
Recitava il nostro caro e compianto amico: chi
si è preso i soldi del Belice? Se aspettiamo, ai prossimi botti puzzolenti
(forse) lo sapremo.
Un saluto moderato.