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ebook di ArchigraficA

venerdì 1 agosto 2014

la Biblioteca Universale

Il mio blocco di appunti, la penna, gli occhiali e il mini IPAD un minuto fa sul mio tavolo

di Giacomo Ricci


Torno sull’idea della Biblioteca Universale (BUG, G sta per "gratuita", come è giusto quando si parla di cultura per tutti).
Una cosa che renda i libri immediatamente disponibili per tutti. All’istante.
Perché i libri su carta, che io adoro intendiamoci, pergamena, rotoli o incisi su lastra, cera, tavolette di legno, ecc., hanno bisogno di spazio, scaffali, tavoli per essere stesi, aperti o semplicemente poggiati, di carri, carrette, buoi, asini, muli ocavalli per essere trasportati da un posto all’altro, di uomini che li distribuiscano, di un tetto di copertura, non importa se di paglia, cemento o tegole, di infissi per l’aereazione, di antitarme e poi d’inchiostro, di alberi dai quali ricavare la carta, officine come Fabriano o le cartiere di Amalfi per fabbricarla, di stampatori, tipografi, caratteri di piombo o stampati laser, legatori, magazzini per il deposito, liberie per la vendita, bibliotecari per l’amministrazione, di locali per lo stoccaggio, di restauratori, di plastica per ricprirli e proteggerli, di zainetti per portarseli appresso, di tasche di giacca capaci per averli addosso, di borse, di fattorini, commessi, locali a piano terra per le vendite, camion e camionisti per il trasporto, e vasche di macerazione per lo smaltimento, quando non si voglia ricorrere ai falò di tristissima memoria…
Insomma quante cose si accompagnano a un libro oltre la voglia di comunicare dell’autore e quella di apprendere del lettore.
Il mio mini IPAD (o Kindle, Kobo, IBS, Asus ecc) pesa un po’ meno di 300 grammi (quanto un libro) è delle dimensioni di un Oscar Mondadori, mi permette di portare più o meno 5000 volumi e, cioè, una biblioteca personale niente male, da bibliofilo patentato, in una tasca della giacca.
Non fa costare nulla il colore che nella stampa su carta è sempre stato proibitivo, mi cambia il formato dei caratteri adattandoli alla mia cecagnoleria, alle mie preferenze e difficoltà (per me che sono presbite con i fiocchi niente male), mi legge il testo con una bella voce di donna, mi permette ricerche contestuali in tutti i volumi evidenziando l’argomento  cercato (inutile enfatizzare il valore di ciò nelle ricerche scientifiche e nella stesura di saggi, relazioni o articoli), mi fa effettuare ricerche in internet su termini, espressioni e nomi che incontro nella lettura e di cui non so nulla, mi fa consultare dizionari in tutte le lingue del mondo e mi traduce in simultanea, mi fa ricerche parallele, mi fa annotare, scrivere, dettare appunti verbali, mandare tutto via mail a chi voglio, condividere con tutti sui social e di più quello che leggo, il mio pensiero, le mie idee, le sensazioni, i miei sentimenti.
Ora vi chiedo.
Secondo voi perché nasce un libro?
Al di là dell’argometo, della disciplina, se si tratti di narrativa, fumetti, saggistica, arte, scienza, medicina, svago, intrattenimento?
Io vi rispondo, senza dubbi: per comunicare con quanta più gente possibile, nel più breve tempo consentito o negli spazi di tempo lunghi come intere ere.
E, soprattutto, in piena libertà.
Chi permette meglio questo ideale? Un libro su carta, sepolto tra tanti altri in uno spazio lontano e irraggiungibile, vincolato a un prezzo e a un editore (che non è altro che un intermediario di produzione-commercializzazione o un file che è immediatamente condivisibile tra autore e lettore in tutto il mondo in pochi secondi?
Una BUG può pienamente realizzarsi solo con questo salto tecnologico. E naturalmente con uomini liberi.
Ma parlare di uomini e per giunta liberi è cosa complessa. Certo esula da quello che volevo dirvi. 


P.S.  Date uno sguardo alla meraviglia di questa biblioteca on-line, gratuita, seria, disponibile per tutti: