di Michèle Oceane
Ecco , il libro è letto.
La lettura è stata molto interessante.
Non ho l’abitudine di leggere dei gialli, ma devo dire che questa è piacevole; ha captato la mia attenzione fino alla fine.
Quello che mi ha colpito, è la ricchezza dei riferimenti storici. Per il lettore è una fortuna potersi tuffare nella storia. Scoprire luoghi, chiese, statue, monumenti, e aneddoti dei quartieri storici di Napoli. Mentre leggevo, avevo la sensazione di “stare” nel libro fra i personaggi, indagando anch’io il mistero dell’uomo ucciso, “l’acefalo”, respirando, anch’io, l’atmosfera della cappella, incontrando gli abitanti, ascoltando la loro voce ...
Il libro mi ha riconciliata con Napoli. L’ignoranza spesso fa nascere, dentro di noi, idee preconcette che non hanno alcun legame con la realtà. Perciò, mi sembra che l’insegnamento e gli scambi siano essenziali. Dobbiamo cercare di imparare sempre per conoscere meglio il mondo che ci circonda, senza far prevalere i pregiudizi che spesso sono falsi. A volte non sono falsi ma suggeriti da fatti contingenti, vissuti realmente da una persona in un istante particolare. Ma per un’altra persona che non ha vissuto quello stesso momento, a suo parere , la realtà avrà un altro volto!
L’arte è un linguaggio. Chi sa commuoversi di fronte a un’opera d’arte saprà comunicare con un’altra persona, sensibile all’arte, anche se si tratta di uno straniero, senza parlare la sua lingua. Dopo l’ammirazione nasce la felicità di aver visto la “Bellezza”, (in francese avrei detto “le Beau = il Bello”e non: la bellezza= la beauté) ... Il “Bello” è un insegnamento per tutti; ci guida verso il vero cammino di vita, forse... L’uomo, la natura, l’Arte: tutto questo è un mondo complesso.
Con l’arte non ci sono più né confini tra gli uomini , né la barriera della lingua.
Invece vi ringrazio per il vostro aiuto che mi ha fatto capire tutte le parole del libro. Poco a poco mi sono sentita a mio agio con il vocabolario napoletano, tradotto da voi, fino a che, a volte, credevo di capire leggendo direttamente il libro ...
Ancora una cosa il libro mi ha offerto: grazie alla nostra corrispondenza, ora penso di poter immaginare, comprendere meglio quello che gli italiani provano quando sono obbligati a parlare una lingua unica, nonostante esistano, in Italia, molte lingue locali. Tutte queste lingue hanno la loro ricchezza e quando bisogna abbandonare la propria lingua materna non deve essere facile. Spesso non è possibile tradurre e rendere il senso di una parola esattamente ...
Mi sembra, con la lingua napoletana, ritrovare un po’ quello che ho vissuto nella mia vita. Mia madre aveva origine spagnola e mio padre, italiano. A casa nostra sentivo a volte , in molte occasioni, delle parole del “dialetto” di ciascuno di loro. Ricordo il loro sorriso quando usavano quelle parole e la loro soddisfazione quando erano consapevoli di aver trovato la parola giusta per esprimere un’idea o un sentimento che il vocabolario francese non poteva tradurre.
I miei genitori erano di cultura mediterranea, i loro genitori li avevano educati in certi modi di comportamento, a parlare con il sorriso, a cantare, ridere, festeggiare malgrado le vicissitudini della vita; forse ho ritrovato questo nella lettura di Pietre di Fuoco. A Parigi... è diverso. Avevo dimenticato...
Mi è piaciuto molto il libro perché ci ho trovato ricordi mai vissuti... ricordi di persone mai conosciute... ricordi di una lingua mai imparata...
E’ una lettura che mi è molto piaciuta perchè ho imparato molte cose. Adesso ho voglia di visitare Napoli con occhi nuovi, ho voglia di guardare il passato della città e anche i suoi “fantasmi”. Ho voglia di conoscere meglio il contesto ambientale e le persone che ci vivono.
Per caso, avevo scelto di fare una tappa da voi durante il viaggio, per metà turistico, e per metà un pellegrinaggio nella terra di mo padre ...
Grazie mille per la vostra gentilezza, per il vostro aiuto.
Grazie mille Giacomo per il libro. Grazie mille per averlo scritto. Grazie mille per avermi insegnato ad aprire gli occhi e il cuore.
Michèle.