Non so se ho perfettamente ragione.
Io e te, e chi scrive seriamente, abbiamo le nostre ragioni. Le ragioni narrative, che non sono una pazziella 'n man'e criature.
Dietro questa pseudo-narrativa che il sistema editoriale ci propina con arrogante e spudorata invasività c'è certamente un progetto: abbassare a dismisura il livello dell'offerta per incontrare il livello bassissimo della domanda. Ed è già un picco. Le grandi valli degli italiani sono sovraffollate di gente che non legge neppure 1, dico 1, libro all'anno! Nemmeno un libro di Lansdale!
Ma ci pensa certa televisione a incretinirli ulteriormente. Avere un popolo di deficienti distratti e impegnati a consumare-digerire-defecare cavolate, è certamente un obiettivo che il potere contemporaneo sta pervicacemente perseguendo.
E con molto successo, purtroppo. Il Grande Fratello e L'isola dei Famosi costituiscono due esempi significativi di questa Operazione Spappola Cervelli.
Qual è il gusto, allora, di continuare a scrivere con religioso rispetto per la narrativa?
Mi sono ricordato di un'intervista a Moravia. Il giornalista, che voleva essere incisivamente insidioso, gli chiede se lui pensa all'eternità per i suoi scritti. Moravia ha una piccola pausa. Poi, secco, lo frega: "Per me l'eternità è quando scrivo".
Beccati questa!
(Oggi, anche questo è un sintomo allucinante della condizione catastrofica che viviamo: senti tu parlare di Moravia, uno scrittore, un giornalista, un intellettuale che ha illuminato l'epoca che ha attraversato? Basti pensare ad Agostino e Il conformista, tanto per fare solo due fra gli esempi possibili, per riconoscere la grandezza di un'arte del narrare che si è persa.
E non parlo qui, per brevità, di quel gigante che fu Flaiano.)
Allora, niente dubbi, Giacomo.
Continuiamo a scrivere. Per farlo sempre meglio.
A presto
Un abbraccio
C l a u d i o