di Giacomo Ricci
Ci pensavo da molto tempo. Quelle impressioni che sai e non sai, capisci e non capisci. Che ti vengono da qualche piega della parte nascosta della nostra persona e che premono, un po' timidamente, per venire alla luce.
Una voce mi diceva: "Ma perché no? Perché non rileggere, dopo tanti anni I promessi sposi?".
Pensiero orribile, direte. Che può venire solo nella canicola affogata e nauseante di pieno agosto. Questo sta dando i numeri? Ricci, ma vaffanculo!
Forse. Ma forse non c'è solo un forte cupio dissolvi in un pensiero simile dovuto alla calura esagerata. C'è anche qualcosa che ha senso.
Proprio nel merito della discussione che stiamo qui tenendo. Letteratura si o no, cultura si o no. I promessi sposi è un romanzo maledetto. Non per sua volontà, ma perché costretto nelle pieghe insopportabili, asfittiche e deliranti della cultura scolastica. Perché lettura d'obbligo. Perché ognuno di noi, come con la Commedia di Dante, ci ha dovuto fare i conti per costrizione.
E ognuno di noi, giovane, è ribelle. In particolare ai polpettoni indigesti di una certa letteratura.
Quanti di voi, mentre il vostro insegnante di Lettere leggeva le peripezie di Renzo, pensava ad altro e malediva questo secchione di Manzoni che non aveva trovato altro da fare che rompere le palle a centinaia, migliaia di giovani dopo di lui, in voglia di far altro?
Eppure - lo dice anche Eco - si tratta di un'opera letteraria formidabile.
Lo si capisce, ahimè, da adulti, quando si ha voglia di misurarsi con la letteratura, di capirne la ragione, di accoglierne le motivazioni profonde dentro di noi.
Il consiglio è allora: chiunque stia per accingersi a scrivere l'ennesimo noir, triller, giallo, fantascienza pensi un attimo prima di avviare il word processor. Non è il caso che si costringa a leggere - consiglio una prima seduta di almeno un'oretta - il classico manzoniano, con l'ottica del lettore disposto e non dell'allievo scalcinante, in piena tempesta ormonale che se ne fotte della lingua italiana, della nazione Italia, della letteratura e dei potenti "affreschi storici"?
Pensateci. Non perdete quest'ultima occasione per leggere un libro veramente potente e istruttivo. La scuola parte sempre da buone intenzioni, ma semina, con le sue metodologie, tempesta, noia, disastri culturali. Insomma distrugge, peggio dei Lanzichenecchi, tutto quello che tocca, imbastardisce le coscienze, mummifica la freschezza degli antichi capolavori.
Così il povero Manzoni è una vittima istituzionale del sistema educativo Italia.
E non lo merita. Anzi.
Vuoi vedere che impariamo a scrivere meglio, a pensare prima di mettere la penna sulla carta, a non inseguire effettacci ma a costruire pensieri coerenti? Vuoi vedere che tutta la paccottiglia in circolazione di cui abbiamo parlato migliorerebbe?
Ne avremmo bisogno tutti in quest'agosto infuocato e scellerato di politica da quattro soldi ed economia allo sbando. Quello di recuperare il senso complessivo di una nazione in vendita.