di Giacomo Ricci
Vi spiego perchè, secondo me, è necessario, prima di
ogni cosa, avere un blocchetto, un quadernetto e una penna (matita, fa lo stesso) in tasca.
In ogni momento della vostra giornata. Sempre.
Il taccuino vi deve entusiasmare per la sua forma, per il colore, la consistenza, per l'odore della sua carta, per il gusto di averlo tra le mani e in tasca. e poi la penna. Fate in modo che non sia una penna ma la vostra penna, quella che vi accompagna, con la quale disegnate, appuntate, scrivete, mandate affanculo il mondo e tutti quelli che ci stanno sopra. Non sempre, naturalmente. Quando va fatto e ci sta.
Sempre in tasca la penna-matita. Attaccata al collo con uno spago. La vostra penna anche se si tratta di una sfera fetente o di un mozzone di matita. E' la vostra. Quelle che segna i vostri pensieri e le vostre sensazioni sulla carta. Nell'era digitale abbiamo bisogno ancora della carta e della matita. Il più grande Hard Disk possibile è la nostra fantasia.
Perchè? In pochi punti vi sintetizzo il mio Punto di Vista (PdV).
A) L’Originalità
nella costruzione di una storia non esiste.
B) A volte quelle che sembrano delle stupidaggini del momento, poi, a guardarle bene, rivelano
la loro forza nascosta. Ogni idea sbuca non si sa da dove, fa la sua
apparizione come un qualcosa di indesiderato, in momenti che uno non se l’aspetta.
Poi va via e non ve ne ricordate più.
Ricordare Freud e la sua teoria degli atti mancati e delle affiorazione
dal mare dell’inconscio? E' troppo chiamare in causa Freud? Forse. Ma serve. Per questo motivo ogni idea ha la sua forza che aspetta sol di essere messa a fuoco. Io ci ho messo tantissimo
a capirlo. Quasi tutta la vita. Oggi, i miei quaderni di appunti sono una
costante che mi aiuta a trarre senso dalle mie azioni, dalle mie disperazioni
(temporanee), dalle mie idee, da quelle che si potrebbero chiamare
folgorazioni, solo se si mostrassero come tali. In realtà appaiono sempre in
sordina, dimesse e poco appariscenti. Eppure…Eppure funzionano. Sempre che si sia attenti a capirle. A comprendere quello che ci vogliono dire.
C) Inutile il tentativo di farsi venire un’idea originale.
Tutta bella pronta, funzionante, confezionata con un nastro regalo. Non funziona così. Non verrà mai. Si mostra a spezzoni, a mozzichi. E poi se appare tutta assieme forse è perchè vi ricordate di qualcosa che avete gà visto e sentito. Qualcuno l’ha già avuta, ha già fatto tutto quello che poteva per svilupparla e l’hanno
fatto molto meglio di come voi potreste fare. E allora? Allora tanto vale
copiare. Ma bisogna copiare in maniera “creativa” aggiungendoci qualcosa di
nostro, modificando anche se solo un poco. Non sono io a dirlo ma Antonio
Serra, sceneggiatore della Bonelli e, andando più in alto, nientedimeno che
Glenn Gould, uno dei più famosi pianisti mai esistiti, un genio, compositore musicale, musicologo e
teorico della musica. Abbiate fiduca. Hanno ragione loro. Ci hanno già pensato. E' il loro mestiere. E hanno capito bene dove stanno i nodi della questione.
D) A volte, in stati di sconforto (come mi capita
spesso) mi viene di dire che, forse, non ne vale proprio la pena di farsi
venire idee perché, tanto, questa realtà che ci circonda non sa che farsene. Il
nostro fallimento è già preordinato dal destino.
Ho naturalmente torto marcio. Perché
se così fosse nessuno si farebbe venire un'idea, non esisterebbe Zerocalcare, non
sarebbe esistito Hugo Pratt e ci saremmo privati di Corto Maltese. Riavvolgete
il nastro e leggete gli spunti che avete segnato sul vostro taccuino. Lì c’è
tutto. E se non c’è ancora ci sarà.
Bisogna avere pazienza. La nostra formazione è lenta, anche se le premesse sono tutte già dentro di noi. Un taccuino permette loro di fare capolino e non dimenticarcene.