In questo mondo di donne che
ci hanno perfino superato di numero. Di donne che pretendono la parità. Di
donne in carriera. Di donne che ci comandano addirittura. Di donne che non
rinunciano alle loro diaboliche arti erotiche per soggiogarci. Di donne che
umiliano la nostra natura incoraggiando in noi dolcezza e affettuosità. Di
donne che vanno loro al lavoro e ci lasciano a badare alla casa. Di donne che
si arrogano il diritto di darci il voto per le nostre prestazioni a letto. Di
donne che giocano a fare le bulle per imitarci e scimmiottano le ruvidezze
mascoline. Di donne in comitiva che sghignazzano compiaciute alle nostre
spalle. Infine, di donne che si sdegnano e si mobilitano per qualche pover’uomo
che perde le staffe e le fa fuori (femminicidio l’hanno chiamato, che
parolaccia!).
Ebbene in questo mondo mi
vanto di essere un macho: uno che a queste donne vuole togliere il riso e pure
il sorriso. Farle piangere un po’, piuttosto.
Ma quello che mi disturba
perfino di più è questa succube benevolenza e smaccata tolleranza verso i gay.
Viene criminalizzata l’omofobia, ma l’omofobia praticamente l’ho inventata io, sbugiardando,
terrorizzando, picchiando decine di froci, in tempi non sospetti. Per
ristabilire il primato della virilità.
A queste miserie io oppongo
la mia persona. Sono muscoloso e alto, imponente; lo sguardo maliziosamente
torvo, la mascella volitiva e squadrata, e un sorriso ambiguo che intriga.
Vado in palestra ogni giorno,
perfino la domenica, con la stessa fedeltà di un praticante. Vedere i muscoli
crescere, gonfiarsi, è come vedere crescere la mia personalità. E poi, dopo molti
giorni di perplessità di fronte agli annunci che promettevano di farlo
allungare, di almeno 3 cm, ho ceduto alla tentazione: non c’era inganno! Ora ce
l’ho veramente lungo, in sintonia con il resto del gran corpo. Un serpentone
affamato, capace di fare la sua bella figura.
Tutto questo ben di dio deve
essere presentato come si deve. Ecco allora maglie e camicie aderenti da dentro
le quali i muscoli sembrano ansiosi di esplodere; ecco pantaloni capaci
all’inguine di disegnare il paccotto prepotente che smania di uscire allo
scoperto per dare tutto il suo strepitoso piacere.
E all’appuntamento non ci si
può certo presentare con una striminzita scalcagnata berlina: ci vuole un
macchinone, del tipo Studebaker per esempio, cabriolet, con le cromature
lucidissime, che ci si specchi dentro, come lucidissimi sono i miei bicipiti
accuratamente rivestiti di olio di cocco. Mentre sfodero il sorriso più
maliardo e spavaldo che ho, faccio rombare a lungo il motore ed è qualcosa come
la versione meccanica del mio ruggito leonino.
Le donne non sono mica tutte
uguali, ovviamente.
Ci sono quelle che con le
loro incontenibili chiacchiere pretendono di tenere testa alla mia superiorità
fisica: a queste, con le mie manone robuste, gli tappo la bocca, mi piace
sentirle frignare indispettite, e, siccome insistono a divincolarsi, gli faccio
assaggiare l’uccellone e così, quasi tutte, si calmano.
Ci sono invece quelle a cui
piace subito arrendersi e consegnarsi inermi fra le mi braccia, e non solo le
mie braccia. Queste vogliono essere dominate come schiave stupide perché così,
incredibilmente, si sentono protette. Alla fine le coccolo e le faccio tornare
bambine. Ed ecco che però, come quelle altre, prendono a parlare, parlare,
parlare.
Ci sono poi quelle insidiose,
in forte aumento: quelle che si mostrano disponibili, ma solo per tirarti
dentro situazioni imbarazzanti in cui faranno di tutto per dimostrarsi
superiori, ribadire la prevalenza della femmina sul maschio. Alle trappole di
queste mi oppongo con un tenace mutismo, come se non fossi in grado di capire.
Questo è quello che posso fare io. Ma sono
solo. O quasi solo: ho difficoltà a trovare seguaci. La situazione nella
società si è fatta grave. E a tutti questi flop di uomini imbelli e depressi, a
tutti questi ostentati successi di donne rampanti, bisognerebbe opporre un
esercito di machi, chiamato a rispondere per le rime, a ribaltare l’andazzo.
E finisce poi che rimani
vittima di equivoci fatali. Io su quella ragazza carina dai capelli biondi
volevo solo fare colpo, niente di più. Mi è venuto di dirle: “Lo sai che ce
l’ho lungo 20 centimetri?” Lei mi ha guardata come a dire: “Che esagerazione!
Non ci credo…” Al che io in un istante l’ho tirato fuori e gliel’ho poggiato in
mano. E quella subito ha cominciato a gridare come una pazza, gridare tanto e tanto
a lungo che qualcuno ha pensato bene di chiamare la polizia. E mi sono visto
accusato di atti osceni e tentato stupro. Insomma, per una sciocchezzuola del
genere, sono finito dentro.
Ma anche qui in galera se ne
accorgeranno, sì che se ne accorgeranno: io sono un macho. Dappertutto!