Per Natale mi sono fatto un regalo che mi aspettavo ma molto tempo. Il delizioso (ed è dir poco) Alfabeto napoletano di Renato De Falco, dal quale attingo questa definizione che bene fa da introduzione all’ultimo smartphoneconto di Claudio Cajati e allo scontatissimo equivoco che lo conduce.
“Possibile che ci sia da dire qualcosa anche in ordine a tale disgustoso animale, frequentatore abituale di fogne e di luoghi malsani? Possibile, considerato che nel Sud – e solo nel Sud – l’appellativo di tale avversato roditore – dal nome scientifico di mus decumanus e “purista” (cu’ licenzia parlanno) di topo delle chiaviche o pantegana – contrassegna la titolare del mestiere più antico del mondo, differenziandosi da altre zone della Penisola che pure fanno ricorso a femmine di animali per definire la medesima prestatrice di opera (cagna, vacca, troia, scrofa e simili). E la motivazione – tutta sottile e … meridionalistica – di una siffatta denominazione è da ravvisare nella circostanza che tali bestie si materializzano e si rendono visibili solo di notte, o al più col favore delle tenebre, analogamente a quanto (un tempo…) praticato dalle passeggiatrici peripatetiche…”
Quando si dice zoccola
Di Claudio Cajati
“Se te lo racconto, magari non ci credi... ieri sera mi piomba una zoccola in casa!”
“Accidenti, con tutti i gatti che hai... Quante volte te lo devo dire che gli dai da mangiare troppo?”
“Ma adesso, scusa, che c’entrano i miei gatti?”
“Embè, è chiaro: se li tenevi a stecchetto – come fanno i contadini, scarpe grosse e cervello fino – quella, la zoccola, mica si azzardava a entrarti in casa...”
“Scusami, ma proprio non capisco il nesso fra i gatti tenuti a stecchetto e la zoccola che mi è piovuta in casa...”
“Ma come, non capisci il nesso?! Quella, appena vedeva i gatti affamati, subito se la dava a gambe, non ti pare?”
“E invece nient’affatto: appena li ha visti, gli è andata incontro e ha cominciato a carezzare Velvet, il più bello e socievole...”
“A carezzarlo?! Ma avevi bevuto forte? Ecco che succede a essere astemi...”
“Appunto, sono astemio. E non bevo mai nemmeno un goccio. Guarda, se la smetti di dire sciocchezze, ti racconto tutto, con calma...”
“Confesso che ascoltare non è il mio forte, ma lo farò. Mi hai fatto venire una curiosità... Vai, racconta.”
“Allora, erano circa le diciotto, stavo in cucina e, come sono solito – tu sai che sono un tipo abitudinario – preparavo la cena...”
“Non la stai prendendo un po’ troppo alla larga?”
“Stai a sentire, e non mi mettere fretta. Dunque, preparavo la cena, solo un pasto frugale e salutare, farro e ricotta, una delizia, tu sai che sono un salutista vegetariano, e anche economo per necessità...”
“Senti, Arturo, ci conosciamo da ragazzi, da una ventina d’anni: come sei tu, lo so a memoria. E allora, stringi, che ho sì curiosità di sapere di questa zoccola, ma ho anche da fare, io... Intesi?”
“E va bene, per farti contento, stringerò. Stringerò un poco. Solo un poco, però: i racconti devono avere un loro ritmo, un loro respiro, le giuste pause, anche.”
“Vai, sbrigati.”
“Dunque, stavo cuocendo il farro nella pentola a pressione – così risparmio sul gas, e viene anche più saporito – ma tenevo d’occhio il computer portatile... erano ore che aspettavo una mail, una mail importante...”
“Vuoi dire che avevi rimorchiato finalmente una ragazza? Ah, marpione, non mi dire!”
“No, lo sai bene, visto che sostieni di sapere a memoria come sono io: io non sono il tipo che rimorchia ragazze...”
“Beh, scusa allora. Ma speravo che...”
“No, se stai a sentire invece di interrompermi... Avevo contattato una Agenzia per Single, la “Partner ad Hoc”, che va per la maggiore. Esperienza serietà e discrezione. Solo nell’ultimo anno, pensa, ha fatto incontrare più di ventimila coppie!”
“Non mi dire che ti sei ridotto a cercare una ragazza attraverso un’agenzia!”
“Ebbene sì. Tu lo sai quanto sono timido e... diciamolo pure, imbranato: faccio o dico sempre qualcosa di sbagliato, mi vado a cercare ragazze inadatte a me e regolarmente ogni volta ci rimango male... Insomma ho bisogno di una guida, una guida professionale...”
“A me pare che ti stai buttando un po’ troppo giù. Comunque, vuoi stringere, accidenti? Vuoi arrivare a questa zoccola che ti è piovuta in casa?”
“Ebbene, davo un’occhiata all’orologio per non far scuocere il farro e un’occhiata al computer con la speranza che comparisse la mail di risposta della “Partner ad Hoc”. Io avevo inviato loro tutti i dati richiesti, tutte le mie caratteristiche e il tipo di donna desiderata, eccetera eccetera...”
“Ecco, bravo, eccetera eccetera, e vai avanti. Vai avanti, per dio!”
“Insomma, per guardare ogni pochi secondi sul computer, il farro mi si è scotto. E intanto la mail non è arrivata. Invece, hanno bussato alla porta...”
“Ed era la zoccola... intesa come femmina. Ho indovinato?”
“Senti, siamo amici e l’amicizia consente la franchezza. Allora ti devo fare una domanda...”
“Ma questo adesso che c’entra?”
“La domanda è: tu, quando fai l’amore, soffri di eiaculatio praecox?”
“A parte il fatto che non ne soffro per niente, ma che c’entra con il tuo racconto? Ebbene, anche io ti sono franco: mi stai cominciando proprio a irritare!”
“Non irritarti: ti chiedo se soffri di eiaculatio praecox perché chi ce l’ha nell’atto sessuale, ce l’ha anche nel parlare...”
“Oggi proprio non ti capisco. Ma dove vuoi andare a parare?”
“È che mi interrompi continuamente, non sai stare ad ascoltare in silenzio: hai la eiaculatio precox dell’interruzione verbale...”
“Senti, questa è proprio tirata per i capelli... vabbè che sei scrittore, ma c’è un limite...”
“Insomma, per riprendere il filo, hanno bussato alla porta. Sono andato ad aprire, seguito dai miei gatti... loro si credono un poco di essere cani, e che quindi devono difendere me e la casa dagli estranei...”
“Uffa, continui a tergiversare. Vai al sodo. Sono curioso di sapere, ma ho anche da fare, te l’ho detto!”
“Apro la porta e ti vedo una donna, o meglio una ragazza, alta, formosa, con gonna corta ma corta corta, calze a rete e tacchi vertiginosi, petto ubertoso ben in vetrina... Mi viene subito di pensare: E questa da dove è uscita, e cosa vuole mai da me?”
“L’avrai fatta entrare, con degna accoglienza, spero...”
“Non ho avuto tempo di invitarla ad entrare: è entrata lei direttamente, con passo deciso, sorridendo accattivante e allusiva... Io allora le faccio, quasi severo ma balbettante: “Scusi, lei chi è e cosa vuole?” E quella subito, solenne, dice: “Lei ha contattato la nostra Agenzia, la “Partner ad Hoc”. Io sono la Direttrice, Amanda Amoruso...” Al che io un poco mi confondo e dico: “Sono onorato della sua visita... ma io credevo di dover ricevere soltanto una mail di risposta...” E lei, suadente, fa: “Vede, una ragazza che risponda propriamente alla sua richiesta non l’avevamo. Allora ho pensato che forse potevo, per quanto sembri anomalo, propormi io stessa... Che ne dice?” E ha sporto il seno in fuori, che quasi sembrava sul punto di sgusciare fuori dall’ampia scollatura.
“E allora tu che hai fatto? Ti sei lanciato, spero?”
“No, io ho obiettato: “Per carità, lei ha molte doti... però io cercavo una ragazza diciamo tranquilla, non troppo vistosa, con cui fidanzarmi e, se ci trovavamo bene insieme, sposarci pure...” Allora lei ha piegato le sue labbra tumide, rossetto rosso fuoco, in una smorfia beffarda e provocante, e ha sussurrato, un sussurro caldo: “Anni di esperienza alla guida della “Partner ad hoc” mi hanno insegnato a conoscere e riconoscere che cosa vogliono i maschi che si rivolgono a noi... Lei afferma di volere incontrare una ragazza tranquilla, non vistosa, con cui fidanzarsi e magari proprio sposarsi, ma, dall’esame dei dati da lei fornitici, il nostro team di psicologi ha dedotto, in maniera inoppugnabile, che lei vuole tutt’altro, qualcosa che non osa confessare nemmeno a se stesso...”
“Ma insomma questa che voleva?”
“Eh, che voleva? Non mi ha dato neanche il tempo di contestare quello che aveva detto, è avanzata spavalda verso di me, ha carezzato con sfrontata sensualità Velvet che le era andato incontro, poi mi ha dato una spinta in petto, mi ha raggiunto sul pavimento, mi ha aperto la cerniera dei pantaloni, in un istante me l’ha tirato fuori e... mi metto quasi vergogna a dirlo, tu sai che tipo sono, insomma non sono riuscito a oppormi, che me lo pompasse e succhiasse tutto, fino all’ultimo...”
“E tu tieni questa fortuna, e pare pure che ti lagni: una che ti piomba in casa e gratis...”
“No, no, un momento: quale gratis?! Quella alla fine, sfoderando un altro sorriso dei suoi, voleva cinquanta. Io, che sono economo, tu lo sai, ho rilanciato a trenta. Dopo un po’ di tira e molla ci siamo accordati a metà strada, quaranta euro. Era un piccolo salasso per me, non sono mica benestante io. Però era stata proprio brava, non c’è che dire...”
“Quando si dice zoccola!”