di Giacomo Ricci
Inutile dire che si tratta di uno dei capolavori della letteratura universale. Ma è un libro al quale, noi napoletani, dovremmo essere particolarmente affezionati. Soprattutto perchè, come l' "eroico cavaliere" dipinto in maniera magistrale da Cervantes, lottiamo ogni giorno contro i mulini a vento. I nostri diritti sono sempre calpestati. Anche il diritto alla cultura. Fa specie, ad esempio, che nessuno degli "intellettuali ufficiali" della città abbia speso una sola parola per protestare contro lo smantellamento indecente, indecoroso, vergognoso dell'Istituto di Studi Filosofici.
Lascia perplessi, infatti, che tanti uomini in vista, sempre attenti alle cose della nostra città, non spendano una parola per la perdita di un istituto di prestigio.
La sede, la biblioteca, le sale, i convegni, le mostre, gli incontri, le presentazioni di opere, libri e personalità. Tutto vano, tutto a quel paese. Via, tabula rasa. Il lavoro di una vita dell'avvocato Marotta gettato via, senza colpo ferite. Magari, io maligno, penso che qualcuno tanto dispiaciuto non sia. Stia anche a fregarsi le mani, di nascosto, indossando, e forse nemmeno, ufficialmente la maschera delle condoglianze.
E l'Università?
I signori delle Facoltà interessate? Storia, Filosofia, Lettere?
Dove siete, di grazia, esimii colleghi? Vi si è attaccata la lingua in bocca? Vi è venuta un'improvvisa chionchia?
Siete rimasti immobili per una sciatica fulminante e non riuscite a camminare se non strascinandovi a terra?
Avete preso troppo freddo con i condizionatori vista la calura e la voce è sparita? Le mani si sono anchilosate?
O state ancora pigliati dalle ferie? O state anora stravaccati a mare, magari su una "barca" come quella che gironzolava nel mare di Conca (tre alberi, quasi 100 metri) tre giorni fa?
Che domanda, la mia! Ma quale ingenuità alla mia veneranda età!
Ma come faccio a non capire? Ma sì, Ricci, sei proprio un ingenuo! E sei proprio nu' scemo! E chè, non capisci le opportunità politiche?
Politiche? "Politica"? La usate sempre a schiovere questa parola.
La "politica" oggi, è sinonimo di inguacchio, pastetta. Una volta, ai tempi miei significava "impegno", ideali, lotta. Eravamo più vicini ai greci: politica da polis, città, scontro civile per il progresso di tutti.
"Ma che vuoi, tu la politica, la polis, la grecia?" mi rispondete. La chiusura dell'Istituto significa uan sola cosa:un
fastidio in meno, uno scocciatore tolto dalle scatole.
Ecco lo scopo. Ecco l'obiettivo.
Bravi. Ora sì che la storia della cultura napoletana - se mai ve ne sarà una futura - si ricorderà di noi. Di questa nostra epoca triste e scura, anzi oscurantista, delle schifezze come la monnezza, la camorra e anche lo smantellamento di quelle poche voci pulite residue che che rendevano importante la nostra città.
Ma sì. Tennis, coppe a mare e calcio. Lo stesso che pizza, mandolino e putuitù. Che n'hamma fa e' sta cultura? E poi la filosofia. Uh mamma mia, con i chiari di luna della produzione, dello spread, della finanza. Ricci, per favore, ma stai zitto.
Sì. Forse è meglio. Lasciamo stare.
Era solo un esempio delle lotte contro i mulini a vento.
Forse è meglio lasciar perdere.
Torno a Cervantes, che è meglio.
Lui Chisciotte l'ha pensato vedendo Napoli, guardando questa miserabile, bellissima città. Ne sono certo. Quando ci venne per la prima volta nel 1575.
Leggendo Cervantes, ci accorgiamo che suo grande protettore fu nientedimeno che Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, vicerè di Napoli, fondatore dell'Accademia degli Oziosi che fece ricostruire l'Università dei Regi Studi, finanziando i lavori di ristrutturazione dell'edificio e riorganizzando in maniera più efficiente e razionale cattedre e insegnamenti. Don Pedro fu anche collezionista di strumenti tecnico-scientifici ed egli stesso scrittore, amante della poesiae della bella letteratura.
O cacchio! Mi verrebbe da dire alla Totò. Ma tu vuoi vedere che i tanto vituperati spagnoli, invasori e colonizzatori di mezza Italia, sono stati più illuminati dei nostri attuali uomini politici?
E che nella cultura cosiddetta turpe e crapulona della soldataglia spagnola, a tratti si aprivano squarci e parentesi di vera competenza e magnanimità?
Il Conte di Lemos abbracciò la causa di Cervantes che una vita facile non ebbe. Ebbe anche lui i suoi guai. E tanti: schiavo in Algeria, coinvolto in un omicidio, più volte in galera.
Ma a quel nobiluomo del vicerè importava poco. Aveva scoperto che Miguel era un geniaccio nascosto della letteratura.
E ci aveva azzeccato.
Vuoi vedere che la Napoli di allora era meglio di quella di oggi?
Oddio ma che stupidaggini vado dicendo.
Nel dubbio mi taccio e vi invito alla lettura del delizioso Don Chisciotte.
Ne vale veramente la pena.
Il testo, per motivi di grandezza di file, è stato diviso in tre parti.
Quelle che vi linko qui sotto.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.