Il mio blocco di appunti, la penna, gli occhiali e il mini IPAD un minuto fa sul mio tavolo
di Giacomo Ricci
Torno
sull’idea della Biblioteca Universale (BUG, G sta per "gratuita", come è giusto
quando si parla di cultura per tutti).
Una cosa
che renda i libri immediatamente disponibili per tutti. All’istante.
Perché i
libri su carta, che io adoro intendiamoci, pergamena, rotoli o incisi su
lastra, cera, tavolette di legno, ecc., hanno bisogno di spazio, scaffali,
tavoli per essere stesi, aperti o semplicemente poggiati, di carri, carrette,
buoi, asini, muli ocavalli per essere trasportati da un posto all’altro, di
uomini che li distribuiscano, di un tetto di copertura, non importa se di
paglia, cemento o tegole, di infissi per l’aereazione, di antitarme e poi
d’inchiostro, di alberi dai quali ricavare la carta, officine come Fabriano o
le cartiere di Amalfi per fabbricarla, di stampatori, tipografi, caratteri di
piombo o stampati laser, legatori, magazzini per il deposito, liberie per la
vendita, bibliotecari per l’amministrazione, di locali per lo stoccaggio, di
restauratori, di plastica per ricprirli e proteggerli, di zainetti per
portarseli appresso, di tasche di giacca capaci per averli addosso, di borse,
di fattorini, commessi, locali a piano terra per le vendite, camion e
camionisti per il trasporto, e vasche di macerazione per lo smaltimento, quando
non si voglia ricorrere ai falò di tristissima memoria…
Insomma
quante cose si accompagnano a un libro oltre la voglia di comunicare
dell’autore e quella di apprendere del lettore.
Il mio
mini IPAD (o Kindle, Kobo, IBS, Asus ecc) pesa un po’ meno di 300 grammi (quanto
un libro) è delle dimensioni di un Oscar Mondadori, mi permette di portare più
o meno 5000 volumi e, cioè, una biblioteca personale niente male, da bibliofilo
patentato, in una tasca della giacca.
Non fa
costare nulla il colore che nella stampa su carta è sempre stato proibitivo, mi
cambia il formato dei caratteri adattandoli alla mia cecagnoleria, alle mie
preferenze e difficoltà (per me che sono presbite con i fiocchi niente male),
mi legge il testo con una bella voce di donna, mi permette ricerche contestuali
in tutti i volumi evidenziando l’argomento
cercato (inutile enfatizzare il valore di ciò nelle ricerche
scientifiche e nella stesura di saggi, relazioni o articoli), mi fa effettuare
ricerche in internet su termini, espressioni e nomi che incontro nella lettura
e di cui non so nulla, mi fa consultare dizionari in tutte le lingue del mondo
e mi traduce in simultanea, mi fa ricerche parallele, mi fa annotare, scrivere,
dettare appunti verbali, mandare tutto via mail a chi voglio, condividere con tutti
sui social e di più quello che leggo, il mio pensiero, le mie idee, le
sensazioni, i miei sentimenti.
Ora vi
chiedo.
Secondo
voi perché nasce un libro?
Al di là
dell’argometo, della disciplina, se si tratti di narrativa, fumetti,
saggistica, arte, scienza, medicina, svago, intrattenimento?
Io vi
rispondo, senza dubbi: per comunicare con quanta più gente possibile, nel più
breve tempo consentito o negli spazi di tempo lunghi come intere ere.
E,
soprattutto, in piena libertà.
Chi
permette meglio questo ideale? Un libro su carta, sepolto tra tanti altri in
uno spazio lontano e irraggiungibile, vincolato a un prezzo e a un editore (che
non è altro che un intermediario di produzione-commercializzazione o un file
che è immediatamente condivisibile tra autore e lettore in tutto il mondo in
pochi secondi?
Una BUG
può pienamente realizzarsi solo con questo salto tecnologico. E naturalmente
con uomini liberi.
Ma parlare
di uomini e per giunta liberi è cosa complessa. Certo esula da quello che
volevo dirvi.
P.S. Date uno sguardo alla meraviglia di questa biblioteca on-line, gratuita, seria, disponibile per tutti: