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ebook di ArchigraficA

giovedì 8 gennaio 2015

Risposta alla lettera

di Maurizio Zenga

Caro Giacomo,

avevo 23 anni quando usciva "terra mia" di Pino Daniele, era il 1977 e all'Università ci chiamavano "indiani metropolitani". Io e Pino ( Romanazzi, l'altro Pino a cui mi lega un affetto antico ) dipingevamo il pavimento della Facoltà di Architettura con l'arcobaleno dopo averne fatto un progetto esecutivo che ancora conservo in garage, arrotolato e protetto da un tubo di plastica. Lo stesso che usavo in quegli anni.
Un anno dopo, prima di terminare l'Università, avrei lasciato Napoli per darmi all'esilio di Treviso dove l'incontro estivo con la donna che avrei poi sposato mi aveva portato, non del tutto casualmente visto che la mia città cominciava a togliermi il respiro.
Una delle cose che ho portato con me e che conservo ancora gelosamente è il suono della mia città, i rumori, le voci, la musica, il vento... ( magistralmente cantato dal giovane rapper napoletano Clementino ). Pino mi ha fatto compagnia e mi ha spesso difeso dalle nostalgie e dalla malinconia, mi ha dato la forza di restare lontano per tanti anni e di rimanere allo stesso tempo vicino alle mie radici, mi ha ricordato di cosa siamo fatti noi, popolo di Napoli, dentro. Ogni volta che l'ho ascoltato mi sono sentito forte di questa appartenenza, antica, radicata, pesante e ogni volta mi ha dato le motivazioni per restare lontano da Napoli senza sentirne troppo la mancanza.
Dirai che è strano che una musica possa farti sentire bene anche se lontano. In effetti è strano ma è così, anche perchè Pino era molto critico nei riguardi di una certa "napoletanità" da cartolina e nei confronti dei molti difetti che comunque  caratterizzano una buona parte del popolo di Napoli. Sapevo che lui era restio a ritornare a Napoli perchè non ci stava bene, così come non ci sto bene io se ci resto più di qualche giorno e per questo ne condividevo l'atteggiamento di amore e odio al tempo stesso. Tipico di chi ama e ama appassionatamente.
Io ho amato la sua musica e la amo profondamente, sempre allo stesso modo, perchè sposa il carattere popolare, antico e allo stesso tempo unico e originale della Napoli di ieri e di oggi, è una musica colta e raffinata ma anche di facile ascolto per chi vuole fruirne superficialmente. Inoltre, come molti hanno detto, ha dato una visione nuova alla tradizione napoletana classica indirizzandola verso altri orizzonti creativi ed espressivi. Pino l'ho amato da subito e continuo ad amarlo per quello che mi ha dato concretamente in tutti questi anni, ascoltandolo e suonandolo da solo o in compagnia con la mia chitarra. Ho assistito ai suoi concerti decine di volte ( l'ultima fortunatamente a Verona nel mese di settembre...) e conservo gelosamente tutti i biglietti in modo quasi maniacale. Gli ho regalato un mio quadro che gli consegnai direttamente a Formia mentre stava registrando "Ferry Boat" e un'altra volta sono andato a casa sua con amici comuni e questo mi ha dato la sensazione che fossimo da allora un po' amici anche io e lui...
La sua morte è stata per me una durissima rinuncia ad un piccolo pezzo di me che avevo in comune con lui. Una sofferenza che dura ancora oggi mentre ti scrivo e mentre non smetto di guardare le immagini del suo funerale a cui avrei voluto essere presente. Credo che ognuno dei presenti nella grande Piazza del Plebiscito avrebbe voluto portare la sua bara sulle spalle per un gesto semplice e spontaneo di riconoscenza. Io lo avrei fatto perchè gli volevo bene e gli devo molto.
Proprio qualche sera fa, parlando con un mio amico di Pino Daniele e della sua musica ( era ancora vivo ) mi diceva di apprezzarlo sì ma quello della prima ora perchè ultimamente era poco creativo ecc. ecc. cose già sentite mille volte. Non gli ho risposto perchè avremmo  polemizzato inutilmente e non era il caso ma avrei voluto dirgli: "scusa ma, secondo te, può un artista essere creativo e rivoluzionario per quarant'anni allo stesso modo? Non basta quello che ha scritto per anni e tutti i concerti che ha fatto in giro per il mondo..? Ma sai a quanta gente avrà dato la felicità, almeno per qualche istante? A cosa serve dire che ora Pino Daniele non è più quello di prima, che la sua musica non è più interessante, che è superata da altro  ecc...? Ma lo sai che potrebbe bastare una sola delle sue decine di canzoni memorabili per essere iscritto per sempre nell'Olimpo dei Grandi? ecc. ecc." Invece ho lasciato perdere e bene ho fatto perchè la stessa persona che mi ha fatto quel discorso oggi ne piange la scomparsa, credo come tutti noi. Non ha senso la critica sull'evoluzione o l'involuzione della sua musica, o peggio ancora sul carattere scorbutico ( una favola messa in circolo da qualche perditempo ) io so solo che cantando "Quando chiove"  in macchina percorrendo le centinaia di chilometri di autostrada, a volte, sono stato felice.
Poi, improvvisamente,  irrompono questi dannati che sparano a bruciapelo ad un uomo indifeso riverso sul marciapiedi in nome di una religione e di un dio sconosciuti ( quale Dio predica l'odio? Quale ?! ) ma non sono umani, sono bestie feroci. Cosa sanno questi demoni disumani della felicità della musica e delle parole che infondono amore? Vorrei aver vissuto fino in fondo l'epica forza della Piazza del Plebiscito illuminata, mistica, quasi surreale nella sua bellezza ma la violenza ha avuto il sopravvento su tutto...TV e giornali si sono riempiti di odio e Pino se n'è andato, accompagnato solo dal "suo" popolo. Un contrasto spaventoso tra  odio, violenza, amore e bellezza che si sono mescolati nei servizi televisivi e negli articoli di giornale fino a sovrapporsi e a confondersi nella nebbia dell'informazione da cui  ne sono uscito stordito, confuso, avvilito.
Prego per Pino ma ora anche per i miei, i nostri  colleghi disegnatori, vittime di una ferocia insensata, e chiedo pace per le loro anime. Non so quando riuscirò a riprendere la mia matita in mano e se troverò la forza di ridere ancora di qualcosa ( in guerra è difficile farlo ) ma spero che continueremo comunque a dirci ancora una volta quando saliremo in macchina insieme:  " Giacomì..appicci'o stereo, miett' nu' poc'a Pino"..."yes I know my way"...
Ti abbraccio forte,

Maurizio