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ebook di ArchigraficA

sabato 2 novembre 2013

Io sono un macho


di Claudio Cajati 
In questo mondo di donne che ci hanno perfino superato di numero. Di donne che pretendono la parità. Di donne in carriera. Di donne che ci comandano addirittura. Di donne che non rinunciano alle loro diaboliche arti erotiche per soggiogarci. Di donne che umiliano la nostra natura incoraggiando in noi dolcezza e affettuosità. Di donne che vanno loro al lavoro e ci lasciano a badare alla casa. Di donne che si arrogano il diritto di darci il voto per le nostre prestazioni a letto. Di donne che giocano a fare le bulle per imitarci e scimmiottano le ruvidezze mascoline. Di donne in comitiva che sghignazzano compiaciute alle nostre spalle. Infine, di donne che si sdegnano e si mobilitano per qualche pover’uomo che perde le staffe e le fa fuori (femminicidio l’hanno chiamato, che parolaccia!).
Ebbene in questo mondo mi vanto di essere un macho: uno che a queste donne vuole togliere il riso e pure il sorriso. Farle piangere un po’, piuttosto.
Ma quello che mi disturba perfino di più è questa succube benevolenza e smaccata tolleranza verso i gay. Viene criminalizzata l’omofobia, ma l’omofobia praticamente l’ho inventata io, sbugiardando, terrorizzando, picchiando decine di froci, in tempi non sospetti. Per ristabilire il primato della virilità.
A queste miserie io oppongo la mia persona. Sono muscoloso e alto, imponente; lo sguardo maliziosamente torvo, la mascella volitiva e squadrata, e un sorriso ambiguo che intriga.
Vado in palestra ogni giorno, perfino la domenica, con la stessa fedeltà di un praticante. Vedere i muscoli crescere, gonfiarsi, è come vedere crescere la mia personalità. E poi, dopo molti giorni di perplessità di fronte agli annunci che promettevano di farlo allungare, di almeno 3 cm, ho ceduto alla tentazione: non c’era inganno! Ora ce l’ho veramente lungo, in sintonia con il resto del gran corpo. Un serpentone affamato, capace di fare la sua bella figura.
Tutto questo ben di dio deve essere presentato come si deve. Ecco allora maglie e camicie aderenti da dentro le quali i muscoli sembrano ansiosi di esplodere; ecco pantaloni capaci all’inguine di disegnare il paccotto prepotente che smania di uscire allo scoperto per dare tutto il suo strepitoso piacere.
E all’appuntamento non ci si può certo presentare con una striminzita scalcagnata berlina: ci vuole un macchinone, del tipo Studebaker per esempio, cabriolet, con le cromature lucidissime, che ci si specchi dentro, come lucidissimi sono i miei bicipiti accuratamente rivestiti di olio di cocco. Mentre sfodero il sorriso più maliardo e spavaldo che ho, faccio rombare a lungo il motore ed è qualcosa come la versione meccanica del mio ruggito leonino.
Le donne non sono mica tutte uguali, ovviamente.
Ci sono quelle che con le loro incontenibili chiacchiere pretendono di tenere testa alla mia superiorità fisica: a queste, con le mie manone robuste, gli tappo la bocca, mi piace sentirle frignare indispettite, e, siccome insistono a divincolarsi, gli faccio assaggiare l’uccellone e così, quasi tutte, si calmano.
Ci sono invece quelle a cui piace subito arrendersi e consegnarsi inermi fra le mi braccia, e non solo le mie braccia. Queste vogliono essere dominate come schiave stupide perché così, incredibilmente, si sentono protette. Alla fine le coccolo e le faccio tornare bambine. Ed ecco che però, come quelle altre, prendono a parlare, parlare, parlare.
Ci sono poi quelle insidiose, in forte aumento: quelle che si mostrano disponibili, ma solo per tirarti dentro situazioni imbarazzanti in cui faranno di tutto per dimostrarsi superiori, ribadire la prevalenza della femmina sul maschio. Alle trappole di queste mi oppongo con un tenace mutismo, come se non fossi in grado di capire.
 Questo è quello che posso fare io. Ma sono solo. O quasi solo: ho difficoltà a trovare seguaci. La situazione nella società si è fatta grave. E a tutti questi flop di uomini imbelli e depressi, a tutti questi ostentati successi di donne rampanti, bisognerebbe opporre un esercito di machi, chiamato a rispondere per le rime, a ribaltare l’andazzo.
E finisce poi che rimani vittima di equivoci fatali. Io su quella ragazza carina dai capelli biondi volevo solo fare colpo, niente di più. Mi è venuto di dirle: “Lo sai che ce l’ho lungo 20 centimetri?” Lei mi ha guardata come a dire: “Che esagerazione! Non ci credo…” Al che io in un istante l’ho tirato fuori e gliel’ho poggiato in mano. E quella subito ha cominciato a gridare come una pazza, gridare tanto e tanto a lungo che qualcuno ha pensato bene di chiamare la polizia. E mi sono visto accusato di atti osceni e tentato stupro. Insomma, per una sciocchezzuola del genere, sono finito dentro.

Ma anche qui in galera se ne accorgeranno, sì che se ne accorgeranno: io sono un macho. Dappertutto!